Chi siamo

L’Associazione intende riunire tutti coloro che si riconoscono nel pensiero politico e nel programma per l’Italia di Matteo Renzi e si
prefigge di promuovere il diritto di ciascun cittadino alla partecipazione politica libera e democratica come garantito dalla Costituzione Italiana, nonché l’idea che la collaborazione, gli scambi e i rapporti sociali possano svilupparsi in maniera libera, volontaria e spontanea a beneficio della collettività.

giovedì 30 gennaio 2014

Iper taglia 53 dipendenti

http://laprovinciapavese.gelocal.it/cronaca/2014/01/30/news/l-iper-taglia-53-dipendenti-in-mobilita-1.8563883

per la serie risse in Parlamento

Nel 1953 rissa per la votazione sull'adesione del Patto Atlantico. Pajetta Giuliano, fratello di Giancarlo che salta sulla massa(non so la corporatura del signore in questione) e per questo fu chiamato Pajetta Tarzan.
E' interessante leggere il resoconto di quella giornata sul giornale di cui unisco link

http://www.lagazzettadelmezzogiorno.it/1947-1960/1949/

La prima rissa durante la Costituente

Fin dall'inizio sono iniziate le risse. 1947

La prima lite furibonda tra deputati precede anche la Repubblica: avviene nell'assemblea costituente tra il monachico Covelli e i comunisti Moscatelli e Moranino. Oggetto del contendere: l'ultimo articolo della Costituzione, secondo il quale la forma repubblicana non è modificabile. Partono insulti e anche tre bottoni della giacca del monachico Benedettini. Il presidente dell'assemblea Terracini, nella confusione generale si lascia andare a un "santa miseria". Addirittura. Era il 3 dicembre 1947. 

A leggere oggi quel "santa miseria" fa tenerezza, vedendo a quali risse si assiste da un po' di tempo a questa parte

mercoledì 29 gennaio 2014

Pd i renziani contro le spese pazze

SPRECHI

Pd, i renziani contro le "spese pazze"
E spunta l'assunzione di Gianni Cuperlo

Il cambio al vertice del partito, con l'arrivo di Matteo Renzi, porta sul tavolo il taglio delle spese della vecchia dirigenza. E si annuncia scontro su consulenze esterne e assunzioni, come quella dell'ex presidente avvenuta poco prima dell'arrivo in Parlamento



NOTIZIE DEL GIORNO MERCOLEDI 29 GENNAIO 2014

Dal CORRIERE DELLA SERA

Decreto Imu-Bankitalia, il M5S chiede
di «scorporare» la seconda rata

«Così possiamo dire di no alle altre parti del provvedimento»


 «Se gli italiani domani si sveglieranno e scopriranno di dover pagare la seconda rata dell’Imu, sanno a chi devono citofonare: Beppe Grillo». Lo afferma Gianfranco Librandi, capogruppo di Scelta Civica in commissione Bilancio della Camera.

»- In realtà il Movimento 5 Stelle è fortemente contrario alla privatizzazione di Bankitalia ma voterebbe a favore dela cancellazione della seconda rata dell’Imu: infatti ha chiesto di «scorporare» il decreto legge Imu-Bankitalia, ora all’esame dell’aula della Camera, in più parti per votare sì allo stop alla seconda rata dell’Imu e allo stesso tempo esprimere voto contrario alle altri parti del provvedimento. La richiesta è stata avanzata dal deputato pentastellato, Roberto Fico, in aula.

le notizie del giorno

Dal  quotidiano Sole 24 ore


Casa, le detrazioni Tasi perdono 500 milioni


di Eugenio Bruno Il governo e i comuni hanno raggiunto l'accordo sulla casa. Ma il conto rischieranno di pagarlo in parte anche i proprietari che vedranno assottigliarsi di mezzo miliardo le risorse inizialmente immaginate per le detrazioni. articoli di Eugenio Bruno e Gianni Trovati - 

LE RISORSE 700 milioni - L'indennizzo ai comuni Governo e Comuni hanno stabilito che i sindaci riceveranno 700 milioni (anziché il miliardo richiesto) come indennizzo per la perdita di gettito dovuta al passaggio dall'Imu alla nuova Tasi 500 milioni - Il primo stanziamento I primi 500 milioni che i Comuni dovranno ricevere come indennizzo sono già stati trovati: arriveranno dalla dote stanziata dalla legge di stabilità 2014 per l'introduzione di sgravi alle famiglie 200 milioni - Le risorse da trovare I restanti 200 milioni dell'indennizzo saranno reperiti a breve dall'esecutivo tra le pieghe del bilancio dello Stato. Una volta individuati, verrà messa nero su bianco la norma e si utilizzerà il primo provvedimento utile articoli di Eugenio Bruno e Gianni Trovati - Il Sole 24 Ore - leggi su http://24o.it/bhl5z

martedì 28 gennaio 2014

Al cinema Arlecchino di Voghera:

da venerdì 31 gennaio a lunedì 3 febbraio 2014
Spettacolo serale - inizio ore 21.15
Posto unico € 7 - ridotto € 6 - under 30 € 3 (solo il venerdì)

LA MAFIA UCCIDE SOLO D'ESTATE
 
di PIF (Pierfrancesco Diliberto)
con Pif, Cristiana Capotondi, Ginevra Antona
 
 
Un film d'accusa sospeso fra genere comico e drammatico, che sa riflettere sulla responsabilità civile in modo intelligente e irriverente, con un cast di giovani e bravi/e attori ed attrici.
CONSIGLIATO!

territorio da salvaguardare

Urgenza messa in sicurezza del territorio e positivo anche servizio civile a tal fine

http://triskel182.wordpress.com/2014/01/28/i-geologi-daccordo-con-realacci-vera-grande-opera-e-la-messa-in-sicurezza-del-territorio/


I geologi d’accordo con Realacci: «Vera grande opera è la messa in sicurezza del territorio».

nervi-dissesto-idrogeologico-frane
L’altra proposta: «Servizio civile breve ma obbligatorio, anche per ambiente».

Nuove regole per gli immigrati (Tito Boeri).

sbarchiHA FATTO bene Matteo Renzi a porre la riforma delle politiche dell’immigrazione al centro dell’agenda politica in vista delle elezioni europee. Servirà anche a prepararci meglio al semestre italiano di presidenza dell’Ue, dato che per salvare l’euro ci vuole una maggiore mobilità del lavoro fra i paesi dell’Unione.




Per leggere tutto l'articolo andare al seguente link

scuola preiscrizioni on line

http://www.ilsole24ore.com/guide/guidenorme/2014/guida-scuola-27-gen/index.shtml

Mastrapasqua

@sole24ore

Povero Mastrapasqua, diciamo tutta la verità: non ha 25 poltrone, ma solo una decina


primarie regionali pd in lombardia

In Lombardia c'è la candidatura del renziano Alessandro Alfieri e della civatiana Diana De Marchi. 
Chi è Alessandro Alfieri
http://www.pdregionelombardia.it/consigliere.asp?id=Alfieri

Chi è Diana De Marchi
http://politicafemminile.blogspot.it/2013/01/diana-de-marchi.html

Cosa sta facendo Alessandro Alfieri

https://www.facebook.com/ale.alfieri.va




lunedì 27 gennaio 2014

La memoria dimenticata di Rom e Sinti

http://frontierenews.it/2012/01/la-memoria-dimenticata-lolocausto-di-rom-e-sinti/



Giorno della memoria



Mi stupisco sempre, quando arriva questa giornata, come si possa ancora oggi, anno 2014 parlare di razzismo, di omofobia, di violenza contro le diversità qualunque esse siano. Oggi sentendo una trasmissione per radio, facevano notare che la generazione dei 35 e 40 enni sarà l'ultima generazione che ha potuto avere ancora racconti dal vivo di quel passato orrendo: i nonni. La generazione dopo già non avrà più testimonianze dirette. Mi stupisco della insofferenza ad accogliere profughi che fuggono da guerre non meno orrende. Forse non basta una giornata all'anno ma ci vorrebbero più giornate in cui si affrontano queste memorie, aggiornandole a guerre che ancora si stanno combattendo nel mondo, per capire che il pericolo può essere sempre dietro l'angolo.

Nuovi comuni 2014

C'è chi ha fatto accorpamenti di Comuni. Questo sarebbe un passo obbligato..
L’Italia ha più di 8000 comuni, con un numero di abitanti che varia dalle poche decine delle comunità alpine ai 2,6 milioni di Roma. È un assetto che non riflette più lo sviluppo socio-economico territoriale. (da LaVoce.info) 
Qui l'elenco dei nuovi comuni
http://www.tuttitalia.it/variazioni-amministrative/nuovi-comuni-2014/

amministrative 2014

In questa pagina l'elenco dei Comuni chiamati a rinnovare gli organi amministrativi nelle elezioni 2014
http://www.ancitel.it/amministrative/index.cfm?m=22&prov=Pavia

sabato 25 gennaio 2014

PROPOSTA ITALICUM



Proposta ITALICUM PD con l'inserimento delle primarie per stabilire le persone da mettere in lista con la parità di genere NO LISTE BLOCCATE!




Cosa ne pensate???

martedì 21 gennaio 2014

newsletter di Matteo Renzi del 21/01/14

21 gennaio 2014

eNEWS 382

 
 Matteo Renzi Condividi Facebook Matteo Renzi Condividi Twitter 
 

Non voglio sprecare aggettivi a vanvera, per cui non dirò che il pacchetto di proposte ufficialmente votato dal PD ieri è un passaggio "storico". Anche perché non lo è. Però è importante.

Provo semplicemente a dire cosa abbiamo stabilito e quali saranno i tempi di realizzazione.

1. Una legge costituzionale cambierà il Senato. Sarà presentata a febbraio 2014 e richiederà circa un anno di lavori trattandosi di procedura costituzionale. Al termine, non avremo più i senatori eletti e pagati come adesso. Chi siederà in Senato sarà un sindaco o un presidente di regione o comunque un cittadino che non riceverà nessuna indennità, che non avrà alcuna elezione, che non parteciperà ai lavori delle commissioni, che non voterà la fiducia al Governo. Il Senato rimane come storico luogo di discussione e confronto. Ma non fa le stesse cose della Camera ed è gratis. Insomma: finisce il bicameralismo perfetto, si riduce il numero dei parlamentari (da 945 a 630), si recuperano circa 350 milioni di euro all'anno e si dà un segnale: una cosa discussa per trent'anni viene finalmente fatta.

2. Una legge costituzionale cambierà i poteri delle Regioni. In questo ultimo periodo le Regioni hanno perso la loro autorevolezza. Certamente una parte del problema sono stati i numerosi scandali, legati spesso ai rimborsi dei consiglieri regionali. Solo a titolo di esempio, Mattia Feltri ha pubblicato qualche giorno fa un elenco delle spese più incredibili. Anche per questo nell'accordo che abbiamo approvato ci sono due misure molto forti: la prima, i consiglieri regionali non potranno guadagnare più del sindaco del comune capoluogo. La seconda, saranno azzerati i contributi ai gruppi. Questo è un impegno politico. Poi ci sono le regole costituzionali: si supera la materia concorrente (che ha prodotto molti guai), si definisce cosa fanno le regioni e cosa rimane allo Stato. Facciamo degli esempi: in un mondo come il nostro, perché la politica energetica sta in capo alle Regioni? Perché la promozione turistica internazionale non viene guidata dallo Stato anziché dalle Regioni? E l'elenco potrebbe continuare. Attenzione: dire che in alcune vicende le Regioni non hanno funzionato, non significa difendere la burocrazia dello Stato centrale, sia chiaro. Ma certo è arrivato il momento della svolta. Aggiungo. Non dimenticatevi il superamento delle Province, che grazie al progetto del ministro Delrio ci consentirà il prossimo 25 maggio di non votare più per i consigli provinciali. Il totale di risparmio calcolato tra Regioni e Province supera il mezzo miliardo di euro.

3. Ci sarà una nuova legge elettorale, né spagnola, né tedesca (l'Italicum) che dice basta al porcellum ma che evita anche i rischi del consociativismo da prima repubblica. Si divide il territorio in collegi (non grandi circoscrizioni come avveniva con il Porcellum). Per fare un esempio. Nel collegio di Firenze eleggeremo cinque deputati: con il Mattarellum erano quattro deputati e due senatori. Dunque il rapporto eletto-elettore torna a essere quello del Mattarellum. Chi vince vince e governa con una maggioranza solida, come avevamo promesso: purché superi almeno il 35% dei voti. Se non li supera si va al ballottaggio, come per i sindaci. Per chiarirsi: ci fosse stata questa legge la volta scorsa, Berlusconi e Bersani (a proposito, un abbraccio a Pierluigi, che oggi è tornato a casa. Lo aspettiamo presto a Roma) se la sarebbero giocata al ballottaggio, altro che larghe intese. Si evita del tutto - insomma - il rischio della palude. I piccoli partitini, che hanno rovinato il centrosinistra, avranno uno sbarramento del 5% se coalizzati, dell'8% se corrono da soli. Fin qui, per me, un'ottima legge.

Uno dei temi più contestati è la mancata espressione delle preferenze. Lo confesso: sono un sostenitore delle preferenze. Purtroppo sul punto si è registrata una netta ostilità di Forza Italia. Ottenuto il via libera alle riforme costituzionali, il superamento del Senato, la lotta ai consiglieri regionali che fanno i furbi, la semplificazione istituzionale Stato Regioni, il principio del premio di maggioranza, il ballottaggio, la lotta ai piccoli partiti non sono riuscito a ottenere le preferenze. Vero, non ce l'ho fatta. Su questo punto abbiamo ceduto. Altrimenti saltava tutto.

Apro una parentesi. Sul sì alle preferenze fino a un anno fa nel PD ero in netta minoranza. Tutti o quasi tutti quelli che oggi mi stanno attaccando sul punto erano contro le preferenze. Da D'Alema a Finocchiaro fino a Bersani o Violante, potete agevolmente recuperare l'elenco delle dichiarazioni contrarie al punto da far dire a qualcuno: "Siamo contro le preferenze per una questione morale!". Giudico dunque pretestuoso l'accanimento contro questo accordo se basato solo sulle preferenze. Anche perché il PD ha già assicurato che faremo le primarie per i parlamentari (come del resto ha fatto per primo Bersani, diamo a Cesare quel che è di Cesare) e che ci sarà alternanza uomo/donna anche se non prevista nella legge. Però rispetto la polemica interna. Non faccio paragoni con quello che hanno fatto gli altri: dico che io sono riuscito ad arrivare fino a qui. Secondo me non è poco. E la Direzione del PD ha approvato a netta maggioranza l'ok (114 favorevoli, 0 contrari, 34 astenuti). Sicuramente si poteva fare di più, certo. Resta inteso che però noi lo abbiamo fatto. E in un mese, non in vent'anni. Pronto a tutte le critiche, ma come è ovvio accordi del genere stanno insieme se tutti i tasselli vengono mantenuti. Se levi anche solo un mattoncino dell'intesa, temo salti tutto. Se poi qualcuno è in grado di convincere Berlusconi sulle preferenze o Alfano sul sistema spagnolo, benvenuto, io non sono geloso! Se serve gli lascio anche l'ufficio.

Per ottenere questo significativo risultato è stato fondamentale.

I. La vittoria alle primarie. E quindi il merito è vostro. Durante le primarie ci dicevamo che avremmo fatto un referendum sul futuro. Così è stato. Vinte le primarie, l'Italia ha voltato pagina. E la politica ha iniziato a dare risposte vere ai problemi dei cittadini

II. L'accordo con gli altri partiti. Inutile fare storie. Il PD da solo non ce la poteva fare. Non aveva i numeri. E dunque è stato importante avere l'accordo anche con gli altri, a partire da Forza Italia. Ho visto molte critiche per il mio incontro con Berlusconi. Stiamo cambiando - insieme - le regole del gioco, facendo risparmiare soldi ai cittadini, mettendo a dieta la politica, dando un segnale che finalmente annulla l'incantesimo dell'immobilismo. Senza l'intesa con Berlusconi queste cose non si sarebbero realizzate. Che avrei dovuto fare? Evitare l'accordo? Se dobbiamo fare l'accordo con Forza Italia è ovvio che l'interlocutore è Berlusconi. Con chi parlo, scusate? Con Dudù? La legittimazione politica di Berlusconi deriva da chi lo vota e in politica si scelgono gli alleati, non gli avversari.

III. Un po' di coraggio, ma soprattutto molta fortuna. Il PD è stato bravo a dettare i tempi, ma - come sempre accade in questi casi - ci vuole un po' di fortuna. E noi ne abbiamo avuta tanta.

Qualche domanda cattivella, ricevuta via email.

1. Ma perché non farla con Grillo? Qui, un'intervista rilasciata il 2 gennaio a "Il Fatto Quotidiano". Io più volte ho chiesto a Grillo di dire la sua, di uscire dal blog. Niente. Mi ha risposto con la consueta poesia: Renzi è un ebetino, la sua è una scoreggina (testuale!), Fonzie è incoerente, eccetera...

2. Ma perché litigare con Cuperlo? Mi è dispiaciuto che Gianni si sia dimesso dalla presidenza. Ho dovuto faticare non poco per convincerlo ad accettare. Cuperlo ha chiesto di parlarci in modo franco e diretto tra noi. E mi ha attaccato duramente sulle liste bloccate. Gli ho solo chiesto perché non ha usato quello stesso tono quando - insieme a molti, anche miei amici - è stato inserito nel listino senza passare dalle primarie per i parlamentari. Se questo giustifica le dimissioni, mi spiace. Qui la lettera che ho scritto a Gianni dopo le sue dimissioni

Adesso che la strada per le riforme è decisamente in discesa, adesso che abbiamo dimostrato che la politica quando vuole decide, adesso è il momento di concentrarsi su tre cose. L'elenco di provvedimenti di Impegno 2014 da approvare rapidamente (le cose che il Governo deve fare quest'anno). Il Piano per il lavoro. La grande campagna sulla scuola e per la scuola.

Adesso possiamo dire che questa legislatura e questo Governo non hanno più alibi. È il momento di correre. Basta chiacchiere, bisogna fare.

Quanto a me, un po' mi conoscete. Tra la palude e la frontiera, io sto dalla parte della frontiera, sempre. Tutto qui. E preferisco rischiare e fallire rispetto a chi tergiversa e si nasconde. Oggi l'Italia può rompere l'incantesimo e rimettersi in corsa. Sono convinto che ce la faremo e darò tutto me stesso perché accada.

Un sorriso,
Matteo

PS. Un pensiero carico d'affetto a Claudio Abbado. Che ci ha educato alla bellezza della musica e che ha sempre amato anche la nostra Firenze. Da queste parti lo ricordiamo con il gesto di devolvere l'indennità di Senatore a vita alla scuola di musica di Fiesole. Scelta nobile che fa capire la grandezza artistica, ma anche e soprattutto umana.

domenica 12 gennaio 2014

ENEWS 8 GENNAIO 2014 - JOB'S ACT



Ecco il testo dell'ultima eNews di Matteo Renzi in cui si presenta la bozza dell'ormai celebre job's act.
Consigli? Critiche? Domande?

Abbiamo dato una bella scossa con la prima enews dell’anno, quella del 2 gennaio scorso. Ricordate? Abbiamo messo in campo tre ipotesi di legge elettorale e chiesto a tutti di chiudere. In questo secondo appuntamento del 2014, provo a fare la sintesi del punto in cui siamo e ad anticipare i contenuti della riflessione sul lavoro di cui parliamo dalla campagna elettorale.
Legge elettorale. Abbiamo offerto tre ipotesi di lavoro (rivisitazioni del sistema spagnolo, del Mattarellum, del doppio turno). Gli altri partiti ne stanno discutendo. Noi aspettiamo le loro valutazioni e ci riuniamo il 16 gennaio, in direzione, per chiudere con la nostra proposta. A mio giudizio ci sono le condizioni per definire un accordo che sarebbe davvero straordinario: sistemare in un mese quello che non si è fatto negli ultimi otto anni. Incrociamo le dita e stringiamo i denti. Mi dicono: ma vedrai Berlusconi? E Grillo? E Alfano? Sono pronto a incontrare tutti, purché si chiuda su una cosa che serva agli italiani. Se deve essere il modo di perdere tempo e prendere un caffè, lo prendo con i miei amici che mi diverto di più. Se serve a chiudere sulla legge elettorale, ci siamo.
Riforma del Senato. Noi andiamo in riunione dai Senatori del PD il prossimo 14 gennaio. Ci guardiamo in faccia. E a loro chiediamo di presentare il disegno di legge costituzionale per cambiare il Senato, trasformandolo in Camera delle Autonomie. Il supplemento della domenica del Sole 24 Ore ha rilanciato una proposta suggestiva: coinvolgere i mondi della cultura in questo organismo. Potrebbe essere una base di discussione a condizione che non sia elettivo e sia invece un incarico gratuito. Lo so, non è facile, ma eliminare il bicameralismo come lo conosciamo oggi sarebbe un passaggio storico. E sarebbe il segnale che la politica ha finalmente recepito il messaggio di cambiamento che è arrivato dai cittadini anche con le primarie. Poi, passaggio successivo, abbassamento numeri e compensi dei consiglieri regionali. Uno alla volta, per carità!
Eliminazione dei politici delle Province. Il disegno di legge Delrio è passato alla Camera. Adesso aspettiamo che il Senato dia il via libera definitivo a gennaio. Primo passo verso il miliardo di euro di risparmi dei costi della politica. Sul quale rinnovo l’appello ai deputati 5 stelle: se davvero pensate che sia un bluff, perché non venite a vedere le carte? Vediamo chi è che sta facendo il furbetto: io credo che gli elettori 5 stelle si stiano rendendo conto che protestare e basta non è sufficiente. Ecco perché continuo a sfidare i rappresentanti di quel movimento lì: perché la base, la loro base, quelli che li hanno votati, che stanno chiedendo di fare gli accordi. E a nulla serve che l’imponente apparato di comunicazione di Beppe Grillo – pagato con soldi pubblici, perché per quanto mi risulta i 5 Stelle hanno rinunciato al finanziamento pubblico dei partiti, ma prendono tutti i soldi fino all’ultimo centesimo del finanziamento pubblico dei gruppi parlamentari: chissà se prima o poi ci diranno quanti milioni di euro spendono pagati dal contribuente! – bombardi la rete con i propri utenti, veri e finti: il punto centrale è che Grillo perde consenso. L’avete visto in Trentino Alto Adige? Adesso ha avuto paura a candidarsi in Sardegna. Per forza. Grillo si rende conto che la tattica di non fare niente alla lunga non paga. Eppure tra i 5 Stelle in Parlamento c’è chi urla e chi sbraita, ma alcuni sono veramente bravi, studiano i dossier, sono preparati, sono animati dal desiderio di fare il bene dell’Italia: cosa aspettano a farsi sentire? Non si tratta di fare un accordo vecchio stile o un baratto di poltrone, né di fare un Governo insieme: semplicemente di ridurre i costi della politica. Voi che dite: alla fine ci staranno?
Scuola. Ho fatto tutta la campagna elettorale dicendo: il problema degli insegnanti è di dignità, prima che economico. È vero, guadagnano poco. Ma soprattutto sono poco considerati. Noi cambieremo verso e recupereremo il loro ruolo coinvolgendoli in una grande campagna per la riforma scolastica. Bene. Non ho fatto in tempo a dirlo che una di quelle decisioni ragionieristiche allucinanti del Governo ha tagliato agli insegnanti 150 euro al mese. Ora, a me va bene tutto. Ma le figuracce gratis anche no. Stamattina il Governo ci ha messo una pezza. Era già accaduto con le slot machines, con gli affitti d’oro, con le polemiche dell’ANCI: dobbiamo trovare un modo diverso di lavorare insieme. Non sono affezionato alle liturgie della prima repubblica con gli incontri di delegazioni: mi è sufficiente che si prenda un impegno chiaro con i cittadini e si rispetti.
Vorrei parlarvi di molte altre cose, ma forse dobbiamo limitarci a fare un piccolo passo in avanti su come funzionerà il Jobs Act di cui in molti in queste ore stanno parlando.

Partiamo da due premesse.
Una di metodo. Gli spunti che trovate in questa enews saranno inviati domani ai parlamentari, ai circoli, agli addetti ai lavori per chiedere osservazioni, critiche, integrazioni. Dunque non è un documento chiuso, ma aperto al lavoro di chiunque. Anche vostro.
Una di merito. Non sono i provvedimenti di legge che creano lavoro, ma gli imprenditori. La voglia di buttarsi, di investire, di innovare. L’Italia può farcela, ma deve uscire da questa situazione di bella addormentata nel bosco. Deve rompere l’incantesimo. Per farlo c’è bisogno di una visione per i prossimi anni e di piccoli interventi per i prossimi mesi.
Punto di partenza: l’Italia ha tutto per farcela. È un Paese che ha una forza straordinaria ma è stato gestito in questi anni da una classe dirigente mediocre che ha fatto leva sulla paura per non affrontare la realtà (straordinaria la pennellata di De Rita nella relazione Censis di quest’anno). Un cambiamento radicale è possibile partendo dall’assunto che il sistema Paese ha le risorse per essere leader in Europa e punto di attrazione nel mondo. E che la globalizzazione non è il nostro problema, ma la più grande opportunità per l’Italia. Un mondo piatto, sempre più numeroso e sempre più ricco, che ha fame di bello, quindi di Italia. A noi il compito di non sprecare questa possibilità; abbiamo già sprecato la crisi, adesso non possiamo sciupare anche la ripresa.
Ma l’Italia vive un paradosso. Per responsabilità (diffusa) della classe dirigente, abbiamo perso molto tempo. E i dati dell’Istat di oggi – che proiettano una disoccupazione giovanile ai record dal 1977 –  sono una fotografia devastante. Bisogna correre, allora. Fermare l’emorragia dei posti di lavoro. E poi iniziare a risalire la china.
Il PD crede possibile che il JobsAct sia uno strumento per aiutare il Paese a ripartire.
Ma sappiamo benissimo che la credibilità della classe politica parte dalla capacità di dare il buon esempio. Ecco perché è fondamentale che si faccia rapidamente la legge elettorale, si taglino per un miliardo i costi della politica, si eliminino le rappresentanze politiche di Province e Senato, si riduca il numero e il compenso dei consiglieri regionali. Se dobbiamo cambiare – e noi dobbiamo cambiare – bisogna partire dalla politica.
Qui c’è un sommario, con le prime azioni concrete, formulato insieme ai ragazzi della segreteria a partire da Marianna, che si occupa di lavoro, e di Filippo, che è responsabile economia. Nella prossima settimana lo arricchiremo con le osservazioni ricevute e lo discuteremo nella direzione del PD del 16 gennaio. Nessuno si senta escluso: è un documento aperto, politico, che diventerà entro un mese un vero e proprio documento tecnico.
L’obiettivo è creare posti di lavoro, rendendo semplice il sistema, incentivando voglia di investire dei nostri imprenditori, attraendo capitali stranieri (tra il 2008 e il 2012 l’Italia ha attratto 12 miliardi di euro all’anno di investimenti stranieri. Metà della Germania, 25 miliardi un terzo della Francia e della Spagna, 37 miliardi). Per la Banca Mondiale siamo al 73° posto aal mondo per facilità di fare impresa (dopo la Romania, prima delle Seychelles). Per il World Economic Forum siamo al 42° posto per competitività (dopo la Polonia, prima della Turchia). Vi sembra possibile? No, ovviamente no. E allora basta ideologia e mettiamoci sotto
Parte A – Il Sistema
  1. 1.  Energia. Il dislivello tra aziende italiane e europee è insostenibile e pesa sulla produttività. Il primo segnale è ridurre del 10% il costo per le aziende, soprattutto per le piccole imprese che sono quelle che soffrono di più (Interventi dell’Autorità di Garanzia, riduzione degli incentivi cosiddetti interrompibili).
  2. 2.  Tasse. Chi produce lavoro paga di meno, chi si muove in ambito finanziario paga di più, consentendo una riduzione del 10% dell’IRAP per le aziende. Segnale di equità oltre che concreto aiuto a chi investe.
  3. 3.  Revisione della spesa. Vincolo di ogni risparmio di spesa corrente che arriverà dalla revisione della spesa alla corrispettiva riduzione fiscale sul reddito da lavoro.
  4. 4.  Azioni dell’agenda digitale. Fatturazione elettronica, pagamenti elettronici, investimenti sulla rete.
  5. 5.  Eliminazione dell’obbligo di iscrizione alle Camere di Commercio. Piccolo risparmio per le aziende, ma segnale contro ogni corporazioni. Funzioni delle Camere assegnate a Enti territoriali pubblici. 
  6. 6.  Eliminazione della figura del dirigente a tempo indeterminato nel settore pubblico. Un dipendente pubblico è a tempo indeterminato se vince concorso. Un dirigente no. Stop allo strapotere delle burocrazie ministeriali.
  7. 7.  Burocrazia. Intervento di semplificazione amministrativa sulla procedura di spesa pubblica sia per i residui ancora aperti (al Ministero dell’Ambiente circa 1 miliardo di euro sarebbe a disposizione immediatamente) sia per le strutture demaniali sul modello che vale oggi per gli interventi militari. I Sindaci decidono destinazioni, parere in 60 giorni di tutti i soggetti interessati, e poi nessuno può interrompere il processo. Obbligo di certezza della tempistica nel procedimento amministrativo, sia in sede di Conferenza dei servizi che di valutazione di impatto ambientale. Eliminazione della sospensiva nel giudizio amministrativo.
  8. 8.  Adozione dell’obbligo di trasparenza: amministrazioni pubbliche, partiti, sindacati hanno il dovere di pubblicare online ogni entrata e ogni uscita, in modo chiaro, preciso e circostanziato.
Parte B – I nuovi posti di lavoro
Per ognuno di questi sette settori, il JobsAct conterrà un singolo piano industriale con indicazione delle singole azioni operative e concrete necessarie a creare posti di lavoro.
a) Cultura, turismo, agricoltura e cibo.
b) Made in Italy (dalla moda al design, passando per l’artigianato e per i makers)
c) ICT
d) Green Economy
e) Nuovo Welfare
f) Edilizia
g) Manifattura
Parte C – Le regole
  1. Semplificazione delle norme. Presentazione entro otto mesi di un codice del lavoro che racchiuda e semplifichi tutte le regole attualmente esistenti e sia ben comprensibile anche all’estero.
  2. Riduzione delle varie forme contrattuali, oltre 40, che hanno prodotto uno spezzatino insostenibile. Processo verso un contratto di inserimento a tempo indeterminato a tutele crescenti.
III. Assegno universale per chi perde il posto di lavoro, anche per chi oggi non ne avrebbe diritto, con l’obbligo di seguire un corso di formazione professionale e di non rifiutare più di una nuova proposta di lavoro.
IV. Obbligo di rendicontazione online ex post per ogni voce dei denari utilizzati per la formazione professionale finanziata da denaro pubblico. Ma presupposto dell’erogazione deve essere l’effettiva domanda delle imprese. Criteri di valutazione meritocratici delle agenzie di formazione con cancellazione dagli elenchi per chi non rispetta determinati standard di performance.
V.  Agenzia Unica Federale che coordini e indirizzi i centri per l’impiego, la formazione e l’erogazione degli ammortizzatori sociali.
VI. Legge sulla rappresentatività sindacale e presenza dei rappresentanti eletti direttamente dai lavoratori nei CDA delle grandi aziende.

Su questi spunti, nei prossimi giorni, ci apriremo alla discussione. Con tutti. Ma con l’idea di fare. Certo ci saranno polemiche, resistenze. Ma pensiamo che un provvedimento del genere arricchito dalle singole azioni concrete e dalla certezza dei tempi della pubblica amministrazione possa dare una spinta agli investitori stranieri. E anche agli italiani. Oggi stimiamo in circa 3.800 miliardi di euro la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane. Insomma, ancora qualcuno ha disponibilità di denari. Ma non investe perché ha paura, perché è bloccato, perché non ha certezze.
Noi vogliamo dire che l’Italia può ripartire se abbandoniamo la rendita e scommettiamo sul lavoro. In questa settimana accoglieremo gli stimoli e le riflessioni di addetti ai lavori e cittadini (matteo@matteorenzi.it). Poi redigeremo il vero e proprio Jobs Act.

Pensierino della Sera: sono stato a Parma all’ospedale a portare l’abbraccio personale mio ma soprattutto l’abbraccio di tutto il PD a Pierluigi Bersani. Non ci ho parlato naturalmente, essendo ancora in terapia intensiva. Ho creduto giusto però esserci a nome di tanti di noi. Appena lo vedrò, voglio dirgli una cosa che lui già sa e cioè che può essere orgoglioso della sua famiglia, della moglie Daniela, delle figlie Elisa e Margherita. E può anche essere fiero della sanità della sua regione che lo ha accompagnato in queste ore difficili. Poi – una volta che gli abbiamo detto che ci siamo spaventati tanto perché comunque gli vogliamo bene – non vedo l’ora di tornare a litigare con lui.

Un sorriso,
Matteo